Artrite reumatoide, quali sono le armi a disposizione di pazienti e specialisti?
Lo abbiamo chiesto al Presidente SIR Roberto Gerli
15 gennaio 2021 / Reumatologia
Roma, 15 gennaio 2021 - L’artrite reumatoide è una delle malattie reumatologiche più diffuse e temute nel nostro Paese. Oggi è possibile controllarla in modo efficace grazie alle nuove terapie? Lo abbiamo chiesto al presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR) prof. Roberto Gerli.
“I trattamenti a nostra disposizione sono completamente cambiati rispetto a pochi anni fa - afferma Gerli -. Negli anni 80 e 90 le armi, che avevamo per contrastarla, erano scarse e solo a fine del secolo scorso sono stati introdotti nuovi farmaci. I primi sono stati gli immunosoppressori che hanno contribuito al miglioramento dell'efficacia clinica. A seguire, nel corso degli anni 2000, vi è stata l’introduzione dei farmaci biologici. Abbiamo così assistito ad un netto miglioramento della prognosi dei pazienti così come alla riduzione dell’invalidità. Negli ultimi tempi sono infine arrivate le così dette “piccole molecole” ovvero terapie che con un’azione particolare riescono a controllare molto bene la patologia infiammatoria nella grande maggioranza dei casi”.
“L’artrite reumatoide rimane una malattia molto dolorosa e che può ancora avere un forte impatto sulla vita di tutti i giorni - prosegue il Presidente SIR -. Se non viene trattata in modo adeguato può infatti causare invalidità e causare pesanti restrizioni alla vita di tutti i giorni. Colpisce soprattutto donne d’età compressa tra i 40 e 50 anni e implica costi socio-sanitari importanti. Una paziente non curata tempestivamente è più fragile e può andar e incontro a gravi complicanze non solo a livello articolare. Si determinano così maggiori ospedalizzazioni, costi legati a ulteriori cure e la necessità di terapie riabilitative. E’ quindi fondamentale intervenire il prima possibile e alcuni sintomi come forti dolori articolari o la rigidità mattutina vanno segnalati al proprio medico di famiglia, che potrà attivare il percorso diagnostico con l’ausilio del reumatologo”.
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