Allarme obesità: interessa ormai un italiano su 10, il 35% è in sovrappeso

Gli uomini sono i più colpiti dal fenomeno

29 ottobre 2018 / Salute e benessere

Roma, 29 ottobre 2018 - Promuovere un’alimentazione sana e arginare l’obesità infantile, realizzare progetti didattici nelle scuole che educhino i bambini ad una corretta educazione alimentare e all’attività fisica, proteggendoli anche dai continui stimoli passivi verso il cibo spazzatura. E ancora, incentivare l’allattamento materno. Sono questi alcuni dei punti sui quali vieni impegnato il Governo dalla risoluzione "Iniziative volte a disincentivare il consumo di zuccheri e di grassi, al fine di prevenire e di contrastare l'obesità", recentemente approvata in Commissione Affari Sociali al Senato. “Il problema dell’obesità infantile è in costante aumento e per questo ci impegniamo per migliorare lo stile di vita e la salute dei cittadini, cominciando proprio dai bambini”. E’ quanto ha dichiarato l’onorevole Celeste D’Arrando, capogruppo del MoVimento 5 Stelle della XII Commissione e prima firmataria della risoluzione. Secondo il rapporto Osservasalute 2016 (citato nella Risoluzione parlamentare), in Italia, nel 2015, nella popolazione adulta una persona su dieci risultava obesa (9,8 per cento) e il 35,5 per cento in sovrappeso; l'eccesso ponderale, quindi, era complessivamente pari al 45,1 per cento. Il sovrappeso, quale fenomeno che cresce all'aumentare dell'età, passa dal 14 per cento nella fascia di età 18-24 anni al 46 per cento tra i 65-74 anni, mentre l'obesità passa dal 2,3 per cento al 15,3 per cento per le stesse fasce di età. Inoltre, lo status di obesità è più diffuso tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44 per cento degli uomini versus 27,3 per cento delle donne; obesità: 10,8 per cento degli uomini versus 9 per cento delle donne). E i dati Istat mettono in evidenza che 1,7 milioni di bambini e adolescenti sono in sovrappeso od obesi (il 24,7 per cento della popolazione italiana tra i 6 e i 17 anni) mentre, a livello europeo, in nove Paesi su ventotto il fenomeno risulta superare il 30 per cento.