Roma, 14 marzo 2018 - “La diffusione dei medicinali equivalenti e biosimilari è uno strumento prezioso per rendere disponibili con tempestività terapie dall’impatto significativo sulla vita dei pazienti e sulla tenuta dei sistemi sanitari e valorizzare l’innovazione”. E’ quanto afferma il prof. Mario Melazzini direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). “Con il 2017 si è chiusa la stagione delle genericazioni delle più comuni molecole di sintesi chimica; entro il 2020 scadranno invece ben 12 brevetti di medicinali biologici. I risparmi derivanti dall’utilizzo degli equivalenti e dei biosimilari nei prossimi anni – aggiunge Melazzini in un editoriale pubblicato sul sito dell’AIFA – potrebbero raggiungere diversi miliardi di euro nell’Unione Europea”.  “Tuttavia, prima ancora di ripensare le politiche, credo sia fondamentale puntare sulla promozione di una vera e propria cultura del farmaco equivalente (e biosimilare). In Italia, nonostante il trend crescente di consumi degli ultimi anni, i risultati raggiunti non sono ancora ottimali. Un’informazione corretta può far sì che i pazienti siano consapevoli di avere a disposizione farmaci con la stessa qualità, efficacia e sicurezza degli originator, a un prezzo inferiore, e che gli operatori sanitari si avvalgano sempre di più di questi medicinali nella pratica clinica quotidiana - prosegue Melazzini -. Su questi temi l’AIFA sta organizzando per il mese di marzo un evento che coinvolgerà in appositi tavoli tematici i diversi stakeholder: associazioni di pazienti, società scientifiche, università, medici, rappresentanti delle regioni e aziende. Occorre infatti che tutti gli attori siano protagonisti in questa sfida per un sistema sanitario che sia in grado di garantire terapie sempre più efficaci e sicure, in condizioni di sostenibilità economica, e promuovere la ricerca e l’innovazione come condizioni essenziali per il miglioramento della salute dei cittadini”. “L’impatto delle terapie innovative, come le terapie avanzate, va considerato infatti non soltanto e soprattutto per le sue potenziali ricadute dirette sulla qualità di vita dei pazienti, ma anche per i risparmi indiretti derivanti dalla riduzione degli oneri delle cronicità e dell’assistenza, che svincolano ulteriori risorse da reimmettere sia nel sistema, per garantire la sostenibilità della spesa, che nel circuito della ricerca” ha concluso il professore.