Artrosi della mano: oltre 430.000 gli italiani colpiti

Può rendere difficili le più semplici attività quotidiane

7 gennaio 2020 / Reumatologia

Roma, 7 gennaio 2020 - Si manifesta principalmente dopo i 50 anni e il suo sviluppo è lento ma progressivo. La fascia di età più colpita è quella sopra i 60 anni e negli ultra 75 la malattia è estremamente frequente. Come in quasi tutte le patologie reumatologiche, le più colpite sono le donne. E’ questo l’identikit dell’artrosi della mano, una malattia che interessa oltre 430.000 persone in Italia. I sintomi che la contraddistinguono sono a carico delle dita delle mani (articolazioni interfalangee) e a livello della base del pollice e consistono in dolore, rigidità, riduzione della mobilità articolare e, solo a volte, calore e tumefazione. “Rappresenta nel nostro Paese una condizione clinica molto frequente ed è causata da un processo degenerativo della cartilagine articolare - afferma il dott. Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) -. Ha un impatto potenziale rilevante sulla qualità di vita, in termini di dolore, disabilità e limitazione nelle più semplici attività quotidiane”.

Le raccomandazioni degli specialisti prevedono diversi ambiti di intervento, dalla correzione degli stili di vita e dei fattori di rischio modificabili alle diverse tipologie di cure disponibili. In particolare è possibile somministrare trattamenti farmacologici antinfiammatori oppure ricorrere occasionalmente a infiltrazioni. Esistono poi alcuni interventi riabilitativi o di fisioterapia che si sono dimostrati efficaci. Talvolta è necessario utilizzare tutori soprattutto durante le fasi acute dell’infiammazione. Solo quando i sintomi e il dolore lo rendono necessario si può ricorrere in casi particolari a un intervento chirurgico.

“L’artrosi è la più frequente tra le malattie reumatologiche e costituisce una delle maggiori cause di invalidità nei Paesi industrializzati - prosegue Sinigaglia -. In Italia si calcola che nei prossimi 20 anni raddoppierà il numero over 65 con criticità muscolo-scheletriche. E di conseguenza aumenteranno anche i relativi costi socio-sanitari per l’intera collettività. Favorire il più possibile la prevenzione primaria e secondaria di patologie come artrosi e artrite è quindi un provvedimento che non può più essere rinviato. Inoltre rappresenta un importante investimento per il futuro dell’intero sistema Paese”.