Spondilite Anchilosante, parola d’ordine: diagnosi precoce

Colpisce soprattutto gli uomini

3 febbraio 2020 / Reumatologia

Lunedì, 3 febbraio 2020 - Colpisce oltre 40mila persone solo nel nostro Paese ed è tuttavia una malattia reumatologica ancora poco conosciuta. Si tratta della Spondilite Anchilosante detta anche la “malattia dell’uomo che non può guardare il sole”. “E’ la patologia più rappresentativa del gruppo delle spondiloartriti e inizia di solito nella seconda e terza decade di vita - afferma il dott. Luigi Sinigaglia Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) -. Risulta più frequente nel sesso maschile che infatti viene colpito tre volte più frequentemente rispetto alle donne. Nella maggioranza dei casi la malattia è progressiva e determina disabilità non inferiore a quella provocata dall’artrite reumatoide”. Causa un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale con atteggiamenti in flessione obbligata del collo e impossibilità a flettere la colonna.

“Attraverso cure specifiche si può ridurre l’intensità del dolore e della rigidità, migliorare la funzione, contrastare la progressione del danno radiologico e prevenire così la disabilità - prosegue Sinigaglia -. Fino a pochi anni fa la terapia consisteva nella somministrazione di farmaci antinfiammatori non-steroidei (FANS) e nel programma di riabilitazione. Oggi abbiamo a disposizione nuovi trattamenti in grado di migliorare le condizioni generali di salute del paziente così come la sua qualità di vita. Tuttavia non esistono ancora cure definitive”. “Come per tutte le altre patologie reumatologiche è fondamentale riuscire ad ottenere diagnosi precoci - conclude il presidente SIR -. Si calcola che attualmente in Italia, per individuare un caso di spondilite anchilosante, il paziente può aspettare fino a cinque anni. E’ invece assolutamente necessario riuscire a riconoscerla tempestivamente e prima cioè che possa determinare danni irreversibili all’apparato locomotore. La diagnosi è essenzialmente clinica e va poi confermata mediante esami di laboratorio e tecniche appropriate di imaging (radiografie convenzionali, risonanza magnetica nucleare). Risulta quindi di fondamentale importanza segnalare tempestivamente i sintomi al proprio medico di famiglia, tra cui il mal di schiena a livello lombare che all’esordio ha tipicamente espressione notturna e mattutina e non risente dello sforzo o del movimento”.