Artrite reumatoide, un batterio intestinale tra le possibili cause

Scatena la reazione autoimmune alla base della malattia

23 dicembre 2022 / Reumatologia

Uno specifico batterio intestinale appartenente al genere "Subdoligranulum" è stato scoperto come responsabile di indurre l'artrite reumatoide negli individui che hanno già un quadro di rischio per questa malattia, come ad esempio altri casi in famiglia.

Il batterio scatena la reazione autoimmune alla base della malattia, in cui le difese immunitarie del paziente vanno in tilt e attaccano articolazioni e altri tessuti. Il lavoro è condotto da Kristine Kuhn, della University of Colorado Anschutz Medical Campus e pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. La ricerca ha anche contribuito a stabilire come identificare le persone a rischio di artrite reumatoide sulla base della presenza nel sangue di alcune molecole specifiche che possono essere presenti già molti anni prima della diagnosi e che fungono quindi da marcatori di rischio, spiega Kuhn.

In un recente studio italiano condotto presso l'Università Cattolica di Roma era emerso che l'artrite reumatoide potrebbe essere scatenata da un batterio delle gengive (Glaesserella parasuis) che indurrebbe delle reazioni immunitarie improprie da parte dell'organismo.

In questo studio Usa, invece, gli esperti hanno studiato il sangue e campioni di feci di un ristretto gruppo di persone, sia pazienti all'esordio della malattia sia ad alto rischio di svilupparla.

Gli esperti hanno riscontrato la presenza del batterio del genere Subdoligranulum nel microbiota di questi individui e dimostrato in provetta che gli autoanticorpi specifici della malattia reagiscono attaccando in modo specifico questo batterio.

Infine, trapiantando il batterio nell'intestino di topolini gli esperti hanno indotto lo sviluppo della malattia negli animali. Secondo gli scienziati trovando il modo di mirare specificatamente al batterio Subdoligranulum ed eliminarlo nei soggetti a rischio o subito dopo la diagnosi si potrebbe riuscire a prevenire e forse anche fermare la progressione della malattia.

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