Lupus Eritematoso Sistemico: 9 pazienti su 10 sono donne under 40

Febbre, stanchezza, rash cutanei, artrite i principali sintomi

12 ottobre 2023 / Reumatologia

10 ottobre 2023 - Può essere considerata il prototipo delle malattie autoimmuni sistemiche e si caratterizza per la produzione di numerosi autoanticorpi. E’ il Lupus Eritematoso Sistemico, una patologia che fa registrare in totale 60mila casi in Italia di cui la grande maggioranza (oltre il 90%) si registrano tra donne con meno di 40 anni. Ben il 20% dei casi esordisce prima dei 16 anni mentre il 15% delle volte fa la sua comparsa dopo i 55 anni. Febbre, stanchezza, rash cutanei, artrite, riduzione dei globuli del sangue, sono i principali e più frequenti sintomi.

“La diagnosi può risultare spesso molto difficile soprattutto nelle prime fasi della malattia - sottolinea il Prof. Gian Domenico Sebastiani, Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) -. Deve essere effettuata sull’insieme di alcuni dati clinici e caratteristiche di laboratorio, come la presenza di anticorpi specifici.

La prognosi del Lupus Eritematoso Sistemico è decisamente migliorata nel corso degli ultimi decenni. Adesso la sopravvivenza a 10 anni è superiore al 90% mentre, fino a qualche decade fa, si attestava solo al 50%. Questi risultati positivi sono stati ottenuti grazie ad una maggiore precocità della diagnosi. Ma anche l’arrivo di nuovi e più efficaci trattamenti farmacologici ha giocato un ruolo non indifferente”.

La remissione completa della patologia in assenza di terapia si osserva in una piccola percentuale di pazienti. “Nella grande maggioranza dei casi si rende assolutamente necessario proseguire con la somministrazione dei farmaci - aggiunge Sebastiani -. Tuttavia la terapia farmacologica in alcuni casi può comportare effetti collaterali come infezioni, osteoporosi o malattie cardiovascolari. Per tutti questi motivi non si devono esaurire gli sforzi volti ad identificare schemi terapeutici più efficaci e con minori effetti collaterali. A questo scopo ci stiamo muovendo verso due direttive fondamentali: l’ottimizzazione dell’uso di farmaci già esistenti e la ricerca di nuove cure. L’obiettivo finale è fornire una risposta ai bisogni tuttora non soddisfatti dei pazienti colpiti da questa grave malattia autoimmune”.